Intervista a Maria Giovanna Bonaiuti
Note biografiche
Maria Giovanna Bonaiuti è una persona che colpisce per profondità e garbo.
La strada della poesia sembra inevitabile per questa artista, che ha collezionato, nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera, innumerevoli premi e riconoscimenti da tutta Italia.
Tre lauree, Lingue e Letterature Straniere, Lettere Moderne e al DAMS di Bologna, traduttrice di testi letterari dalla lingua ungherese, Giovanna Bonaiuti ha scritto quattro libri di poesie: “Il mio mezzo mandarino. Per amore del sindaco di Bracconigi”, “Solo per te. Ricordando l’albero del basilico”, “Il silenzio del giardino segreto” e “La panchina innamorata”.
Instancabile, ha anche firmato un romanzo, intitolato “Il sogno di Aimone”, ambientato tra Maremma e Ungheria. Ad ispirare questa artista è spesso la natura, un mondo in cui rifugiarsi e ritrovare un equilibrio.
Una panchina, nei pressi di Fermo, sua città d’adozione, riveste un ruolo importante. Qui Giovanna è solita sedersi e annotare sensazioni e idee, appunti che permetteranno ad altri versi e storie di prendere vita.
Intervista
Ha sempre avuto la passione per la poesia
o c’è stata un’occasione particolare che l’ha avvicinata a questa forma di arte?
Ho cominciato presto a sentire l’esigenza di esprimermi in maniera diversa, più profondamente, tanto da calmare la mia anima e il mio cuore. Ai tempi del liceo già scrivevo poesie su un vecchio quaderno a righe o su foglietti di carta. L’occasione per me straordinaria è stata quando ho vinto il primo premio al concorso letterario Città di Fermo, indetto tra le scuole superiori.
E’ stata un’emozione grande e una conferma della mia “strada poetica”. Così ho continuato, affinandomi sempre di più. E l’insolita coincidenza è che ora sono giurata del Premio Letterario Città di Fermo, riscoperto da qualche anno .Quando si dice il caso…
Qual è stato il premio o il riconoscimento che l’ha resa più orgogliosa?
Mi sono stati riconosciuti diversi premi, anche prestigiosi, in questi anni, ma quello che mi è andato dritto al cuore e che mi ha fatto veramente sentire come Cenerentola la sera del ballo è stato il Premio Amici di Ron.
Una festa troppo bella, circondata da persone eccezionali, che mi hanno fatto veramente sentire una principessa. Il viaggio premio è stata un’esperienza davvero gioiosa.
Cosa l’ha spinta a far parte della giuria degli Amici di Ron?
L’anno seguente la mia partecipazione, mi hanno offerto di partecipare come giurata al premio. Non mi è parso vero, per me è stato un onore e da allora ho sempre cercato di dare il massimo, per ripagare la fiducia riposta in me. E spero di esserci riuscita.
Secondo lei quali caratteristiche deve avere una poesia per colpire il cuore del lettore?
Una poesia è sempre una confessione, una carezza, un sorriso, un modo sicuro per uscire dalla paura, dalla solitudine e dalla tristezza. Il lettore, per esserne colpito, deve sentire la musica e vedere i colori delle immagini e soprattutto l’anima di chi scrive, che, attraverso le proprie esperienze riesce a trasmettere un briciolo di universalità.
Quali consigli darebbe ad un poeta esordiente?
Il mio consiglio ad un esordiente è di credere in ciò che scrive e in ciò che questo significa per lui, senza mai sopravvalutarsi né sentirsi al di sopra degli altri. Siamo sempre, in definitiva, degli esordienti ogni volta che ci mettiamo a scrivere una nuova poesia. Prima ci deve essere soprattutto un grande lavoro di preparazione e studio riguardo alla lingua italiana e a tutte le sue regole, nelle quali bisogna sapersi destreggiare. Inoltre, prima di cimentarsi in opere poetiche proprie, sicuramente occorre aver letto moltissimo della nostra letteratura e anche di quella estera.
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